Eccomi qua a scrivere il primo post di questo blog. Potevo iniziare parlando del mio ultimo viaggio, ma ho deciso di dedicare questo post a un viaggio che per me è stato il mio battesimo come viaggiatore. È un viaggio che ho fatto a Londra a gennaio del 2014, quindi quasi tre anni fa, ma che dentro di me è ancora vivo nei miei ricordi ed è molto speciale, non solo perché è stata la mia prima volta nella capitale britannica, dopo averla sognata per oltre quindici anni, ma anche perché è stato il mio primo viaggio in solitaria. Ecco perché lo considero il mio battesimo.
La pianificazione del viaggio
La voglia di andare a Londra ronzava nella mia testa da parecchio tempo, ma alla fine, con il pretesto di andare a vedere un concerto, nel settembre del 2013 ho prenotato il viaggio. Durante i tre mesi tra il momento della prenotazione e il viaggio stesso, pieno di entusiasmo ho pianificato tutto nei minimi dettagli. Purtroppo, causa budget ridotto, mi sarei fermato solamente tre notti e quindi avevo intenzione di vedere il più possibile. Ma si può visitare Londra in due giorni? La risposta è no, si riesce solo a vedere le principali attrattive. A oggi, pur essendo tornato a Londra una seconda volta, posso dire che mi mancano ancora tante cose da vedere… a questo però si può sempre rimediare! Beh, se si ha poco tempo a disposizione, l’unica soluzione è indossare un bel paio di scarpe comode e camminare tanto, saltando le lunghe visite ai musei. È così che ho impostato quest’avventura londinese.
Il mio impatto con Londra
Ricordo ancora il momento in cui l’aereo ha iniziato a scendere di quota durante la fase di atterraggio verso l’aeroporto di Stansted. Volava sopra il Canale della Manica, tutto il tragitto sopra la Francia era stato un unico tappeto bianco, ma da quel punto in poi le nuvole iniziarono a diradarsi e si poteva intravedere la costa britannica. Il sogno si stava realizzando.
L’emozione saliva ancora di più man mano che il bus che mi portava da Stansted a Londra, iniziava a entrare nella periferia londinese, alla volta della stazione degli autobus di Victoria Station. Abbandonata l’autostrada, ecco spuntare i primi autobus rossi a due piani e i primi black cabs (i tipici taxi neri, anche se in realtà ne esistono pure di altri colori). Il pullman passò vicino al Canary Wharf, dietro la Torre di Londra, riuscendo a intravedere dal finestrino anche un pezzo del Tower Bridge; pochi minuti dopo il London Eye e sua maestà il Big Ben. Wow! Quel transfer in autobus mi aveva già regalato un’anteprima di quello che avrei visto nei giorni due successivi.
Arrivato finalmente a Victoria Station e sceso dal pullman, eravamo io e la città. Avevo due possibilità per raggiungere il mio hotel: prendere la metro o il bus 148. Ho preferito la seconda opzione, perché volevo sin da subito vivere la città. Erano circa le 15:30 e quello era l’orario in cui i ragazzini iniziavano a uscire da scuola. Una delle prime cose che mi colpì e che mi fece realizzare di essere realmente a Londra, fu proprio vedere dei ragazzini fermi alla fermata dell’autobus che indossavano le loro divise scolastiche. Era proprio come avevo visto nei film o sulle foto dei libri d’inglese a scuola. Altra cosa che mi colpì all’arrivo dell’autobus: le persone in attesa si erano messe ordinatamente in fila per salire a bordo; altra regola fondamentale: si sale rigorosamente dalla porta anteriore. Queste sono regole che dovrebbero valere ovunque nel mondo, ma ammettiamolo, in Italia non funziona proprio così; anzi, salire sull’autobus in Italia nelle ore di punta è una lotta per la sopravvivenza all’ultimo sangue, quasi come la “Battaglia dei bastardi” del Trono di Spade. Provando un po’ di vergogna e disagio per quello cui ero abituato in Italia, anch’io mi misi in fila.
Ad ogni modo, non fui per niente pentito di aver scelto il bus anziché la metro per raggiungere l’hotel a Shepherd’s Bush, perché potei vedere scorci della città che da sottoterra non avrei mai potuto scoprire, come ad esempio Hyde Park, Marble Arch e Royal Crescent, uno degli angoli di Londra che preferisco, con la sua schiera a mezzaluna di case bianche in stile vittoriano, situata tra Holland Park e Shepherd’s Bush (West London).
Viaggiare da solo per la prima volta
La mia prima sera a Londra è stata un mix di emozioni. Da un lato ero felicissimo di essere lì, ma dall’altro mi ero reso conto di essere in un posto completamente diverso dalla provincia italiana e di essere solo in una megalopoli di 8 milioni di abitanti. Era più che altro paura dell’ignoto, timore di non riuscire a muovermi in una città così grande, dagli spazi così enormi e affollati di persone di ogni tipo e da ogni dove. Ero un po’ preso dallo sconforto, tanto da riuscire a dormire poco durante la notte, nonostante il letto e la mia camera d’albergo fossero molto confortevoli.
Per fortuna, la mattina seguente la curiosità di esplorare quella città così tanto sognata ha vinto su tutto. Ho iniziato il mio tour e man mano che camminavo per le strade londinesi, ogni preoccupazione è scivolata via, lasciando spazio all’entusiasmo. Mi ero preoccupato per nulla. Al contrario, quel luogo che all’inizio mi faceva un po’ paura, mi ha accolto alla grande e mi ha regalato dei giorni incredibili. Viaggiare da solo mi ha fatto entrare in una connessione stretta con il luogo che stavo visitando perché guardavo ogni cosa senza distrazioni, ma è stata anche l’occasione per mettere alla prova i miei limiti. Quando si viaggia in compagnia, al contrario, ci si distrae facilmente rischiando di perdere i piccoli dettagli.
Nel prossimo post parlerò dell’itinerario che ho seguito per visitare Londra in due giorni. Nel frattempo, dopo aver letto questo primo post, mi farebbe tanto piacere sapere qual è stato il vostro primo viaggio in solitaria e come vi siete sentiti, se anche voi avete avuto un’esperienza simile alla mia. Lasciate un commento qui sotto, sono curioso.
5 Comments
I couldn’t refrain from commenting. Very well written!
Thank you, Frank!
Bella introduzione 😉
Grazie, Stefano! 🙂